DE BELLO LUDICO

2024

ProgettoILO Le Cronache del ProgettoILO,Lex Arcana Lex Arcana – Un nuovo guerriero

Lex Arcana – Un nuovo guerriero

Lex Arcana - DBL

Ieri sera ho iniziato la mia prima avventura a Lex Arcana, il gioco di ruolo ambientato in un impero romano mai decaduto. È stata un’esperienza entusiasmante essendo anche la mia prima avventura in assoluto a un GDR, a parte un paio di prove con D&D. L’epopea della Roma antica ha sempre esercitato su di me un fascino particolare, nonostante ne conosca a malapena la storia. Ora vederla risorgere dentro un gioco di fantasia, percorrere le sue strade fino ai confini e oltre del suo dominio, viverla attraverso le gesta di uno sparuto gruppo di eroi è un gradito dono che il demiurgo ha voluto concedermi. Per questo e per ciò che verrà da questa sfida ho sentito il bisogno di condividere con voi queste poche note biografiche del mio personaggio.

PS: Ringrazio i miei compagni di viaggio Riccardo, Andrea e i due Luca per avermi accolto nel contubernium e un ringraziamento speciale a Carlo per avermi supportato nella creazione del personaggio.


Il mio primo nome è Halgar, figlio di Adalwin, ma il mio nome latino è Arminius: non ho mai capito se i romani mi battezzarono con questo nome per ironia o per rispetto nei confronti del condottiero che annientò tre legioni romane nella grande imboscata della Silva di Teutoburgo. Sono nato tra gli Alamanni, nel villaggio di Eisenbach, Torrente di ferro, così chiamato per il colore rossastro delle sue acque. Già 28 inverni mi sono lasciato alle spalle da quando ho emesso il mio primo vagito su questa terra.

Mio padre è un allevatore di bestiame e contadino. Non ha mai amato la guerra. Il suo desiderio era vedermi felicemente sposato con una brava donna del villaggio e prendere un giorno il suo posto nella fattoria. Ma io ho il cuore selvaggio di mio zio Brunwald, lo Scudo Bruno.

Arminius, detto Wolfsherz, Cuore di Lupo
Arminius, detto Wolfsherz, Cuore di Lupo

Lui, sì che era un guerriero: fiero, carismatico, indomito. Sotto le insegne imperiali combatté i clan ribelli limitrofi. Fu lui a inculcarmi il piacere della caccia all’uomo, quella sottile tensione che ti accende dentro mentre fiuti le sue tracce e lo talloni di nascosto tra i rovi e le rocce fino a balzargli addosso per finirlo in uno spietato corpo a corpo. E fu al suo fianco che affondai per la prima volta il mio scramasax nella gola di un uomo guadagnandomi l’appellativo di Wolfsherz, Cuore di Lupo.

Poi qualcosa andò storto. Forse un ordine diramato per errore lo spinse in un’imboscata. Nello scontro gli furono recise tre dita dalla mano destra e tornato al forte dovettero amputargliela per salvargli la vita. Molti dei suoi uomini non furono così fortunati, ma per mio zio la mutilazione rappresentò la morte della libertà, condannato per sempre ad affidare nelle altrui mani la propria sopravvivenza.

Con il passare del tempo divenne come un lupo rinchiuso in una gabbia: malediceva il destino beffardo che lo aveva sottratto a una morte gloriosa in battaglia. Così cominciò il suo vagabondare tra i monti alla ricerca di qualcosa che neanche lui sapeva spiegare, finché un giorno scomparve. Fu inviata una spedizione nella Silva Marciana1, la barriera naturale che separa le nostre terre dall’ignoto. Trovarono una pista che li condusse nel cuore più oscuro della foresta dove le sue tracce si perdevano nel nulla. Ai margini del sentiero appesa a un ramo in bella vista fu rinvenuta la sua collana: una treccia di tendini di animale adornata da una zanna lunga come un dito – alcuni dicono appartenesse a un metalupo, anche se nessuno ne ha mai visto un esemplare – e da un disco di metallo blu, inciso su un lato con alcune rune indecifrabili e sull’altro con un simbolo sconosciuto. La collana sembrava essere stata lasciata lì apposta come un monito o un lascito in attesa di essere raccolta. Da allora la indosso sempre in memoria di ciò che mi attende aldilà di questa vita.

Fu in seguito alla sua scomparsa che crebbe in me il desiderio di scappare da quel villaggio maledetto. E l’unica strada che conoscevo era quella che conduceva nelle fila dell’esercito di Roma. Dopo un duro scontro con mio padre che tentò con ogni mezzo di trattenermi a coltivare e allevare bestiame su quella terra ingrata, riuscii a fuggire nottetempo, di nascosto come un cavallo liberatosi dalle pastoie, scrollandomi finalmente di dosso il fango di quel letamaio. In capo a una settimana raggiunsi Augusta. Fu facile per me essere arruolato nell’esercito essendo cittadino romano e nipote di un valoroso auxiliario che aveva prestato per lungo tempo servizio combattendo i clan ribelli della provincia. Mi spedirono in Gallia per il primo addestramento. Alla scuola militare di Lugdunum, le mie abilità nel combattimento fecero colpo sugli ufficiali della Guardia Pretoriana che mi scelsero come Guerriero per entrare a far parte della prestigiosa Cohors Auxiliaria Arcana.

  1. L’attuale Foresta Nera ↩︎

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